Il corpo psichedelico di Gerardo Martino
di Redazione
30/08/2018 Musicando
«Questa cosa nacque per il primo Festival della Psiche. Il suo ideatore, Marcello Palmisano, mi chiese di fare qualcosa di originale sul tema della manifestazione, la prevenzione dalle droghe. Frequentavo Camillo Pace per il rapporto tra la musica e la postura su cui stavamo lavorando. L'idea concettuale della performance scaturì dalla richiesta di Marcello che adattammo a quello che stavamo elaborando. Ne scaturì un'improvvisazione dove la musica e il movimento interagiscono in un percorso di guarigione». Fu Il corpo psichedelico, che questa sera Gerardo Martino rappresenta nuovamente in un evento presso la masseria agriturismo Pace.
Psichedelia significa molte cose a seconda dei contesti e delle epoche, mantenendo però inalterato il principio dell'allargamento della coscienza. Cos'è esattamente il tuo corpo psichedelico?
«Mi occupo di situazioni legate alla salute della persona attraverso un approccio globale. Sono quindi partito dal principio che il corpo umano ha in sé tutte le risorse per guarire dalla maggior parte dei malanni, a meno che non ci siano situazioni di particolare degenerazione degli organi e dei sistemi. Non sono necessarie le droghe per allargare l'area della coscienza e aprire nuovi orizzonti, ma una valida conoscenza delle dinamiche del nostro essere. Il corpo psichedelico è quindi, in estrema sintesi, la capacità di acquisire l'accesso a un più elevato livello di consapevolezza attraverso la conoscenza di sé e l'auto accettazione».
Sviluppi questo percorso attraverso un'improvvisazione in otto quadri.
«M'ispiro al senso artistico dell'andare in trance attraverso il movimento, come avveniva per i tarantolati e per le culture sciamaniche. Il corpo diventa quindi il veicolo per il cambiamento attraverso la musica. Al livello più basso io sono una creatura che si ammala perché non si accetta. La musica mi porta a entrare in uno stato di trance che mi consente di non oppormi, anzi di accogliere le forze ataviche. Riesco così a utilizzare l'energia del corpo, e la sua chimica, per guarire attraverso un'apparente perdita di controllo che si risolve in un ampliamento della coscienza».
Tutto questo è molto affascinante.
«La musica è indispensabile affinché io entri progressivamente in contatto con la mia essenza più profonda e autentica. Il corteggiamento che esercita sul mio corpo il suono del contrabbasso, il soffio vitale dell'essenza universale, mi porta a riconoscere e ad accogliere la musica, aprendo via via dei corridoi che riparano le ferite. Essendo il corpo strutturato attraverso dei recettori, è anche un grande sistema emozionale in cui tutti gli altri sistemi corporei interagiscono tra loro. Alla fine il mio essere, senza più nascondersi dietro le paure e le altre emozioni, travalicherà i confini del conscio e dell’inconscio per assurgere alla supercoscienza. E la libertà si mostrerà all’improvviso come l'unica spiaggia possibile».
Cosa si può trovare in quella metaforica spiaggia?
«Una grande società d'amore accessibile grazie al coraggio d'un corpo d’amore e al potenziale allucinogeno insito nella sua chimica e nel suo più ancestrale patrimonio cinestetico. Nella più comune società fondata sull'egoismo il corpo non si riconosce perché è invogliato a omologarsi e a uniformarsi a modelli inutilmente competitivi. Noi diventiamo liberi da questo turbamento attraverso la trance rappresentata nello spettacolo. Essa è fonte di consapevolezza e di auto accettazione. Anche l'associazione con il cibo contribuisce a questa nuova, più elevata condizione del corpo e dello spirito. Non mi riferisco al veganismo, ma all'assunzione di cibi non contaminati perché non eccessivamente raffinati, a chilometro zero. E a carni di animali non allevati in campi di concentramento o uccisi attraverso inutili sofferenze».
Le immagini sono tratte dall'archivio personale di Gerardo Martino, per gentile concessione.
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Pietro Andrea Annicelli