Pug: la realtà e il senso
di Pietro Andrea Annicelli
25/09/2024 Editoriale
«Gianfranco Palmisano è un grande sindaco!». Non ridete. L’hanno detto veramente, il 25 luglio scorso, nel Consiglio comunale. Che cosa ha fatto o fatto fare di tanto eccezionale? Istituire la provincia della Valle d’Itria con Martina città metropolitana, Carpari e il Capitolo liberi comuni, una processione fissa al giorno dal domicilio di Donato Pentassuglia a Locorotondo alla sua residenza di Martina con il baciamano collettivo dei fedeli se lo incontrano?
Non scherziamo. Ha solo ottenuto l’adozione (da non confondere con l’approvazione) del piano urbanistico generale dall’unanimità dei consiglieri presenti. Come ha fatto? Ha riproposto, con qualche modifica, il tanto vituperato Pug redatto dal suo predecessore, Franco Ancona, insieme all’ingegnere Lorenzo Lacorte. La novità principale è stata spostare al Pergolo un’area per insediamenti produttivi prevista in origine a Gorgofreddo.
Due anni fa il Pug di Ancona fu sconfessato, oltre che dall’opposizione, proprio dal gruppo politico dell’attuale sindaco. Tutti pensarono a una metaforica pugnalata di Penta alle spalle dell’allora sindaco che pure era stato essenziale per la sua lunga e remunerativa carriera politica. Che cosa hanno fatto lui e Palmisano? Un Pug nuovo e migliore? Seee ...
Assessore regionale e primo cittadino hanno dilazionato strategicamente i tempi delle decisioni sull’urbanistica per prenderne politicamente in mano la gestione. Hanno sollevato un po’ di fumo istituendo l’altisonante Osservatorio alla Bellezza: oltre a uno stratagemma per depotenziare le critiche dei tecnici facendo finta di coinvolgerli, un po’ suona, non credo apposta ma tant’è, come una presa in giro del bravo Piero Marinò (che ben altra sostanza attribuisce, nei suoi lavori preziosi, a un’espressione contemplativa così nobile). Infine, la trovata che tiene tutti insieme appassionatamente: spostare insediamenti produttivi da Gorgofreddo al Pergolo.
Maggioranza e opposizione, plaudenti, hanno inciuciato dopo che, narrano le gole profonde, il sindaco ha cercato di assicurarsi una maggioranza quanto più vasta possibile incontrando i consiglieri comunali uno a uno: non avranno parlato, immagino, di femmine e di pallone. I neo consiglieri dell’Udc, che volevano votare contro, si sono allineati per non restare fuori dalle trattative. I due consiglieri di Fratelli d’Italia non sono andati in Consiglio comunale. Grazia Lillo ha lealmente dichiarato un conflitto d’interesse, ma nulla vietava a lei e a Oronzo Basile di andarci e astenersi sul Pug, o non partecipare alla votazione. La figura più decente l’ha fatta Michele Marraffa, Forza Italia, votando sì a favore (un imprenditore è pur sempre incline al fare piuttosto che al disfare), ma sottoponendo dodici emendamenti di fatto che, se accolti nell’attuale fase delle osservazioni, potrebbero cambiare il Pug in maniera sostanziale.
Grazia Lillo, in una nota stampa, ha precisato: «Il mio auspicio è che anche gli altri consiglieri interessati da analoga incompatibilità sappiano fare la giusta scelta, nell’interesse dell’intera collettività». Non risulta che l’auspicio abbia fatto proseliti. Ben sapendo di avere a che fare con uno dei Consigli comunali più scarsi e desiderosi di prebende a livello individuale che mi sia capitato di vedere dal 1986, da quando cioè seguo le vicissitudini politiche di Martina, Penta e Palmisano hanno fatto finta di cambiare tutto per non cambiare nulla. L’unanimità compiacente deve far riflettere e annusare l’aria. Nulla di strano se, in lontananza, si avvertisse odore di bruciato.
Qualora, per ipotesi distante da ogni illazione, gli insediamenti produttivi fossero stati dislocati al Pergolo soltanto per consentire il business ai proprietari dei suoli interessati, ci sarebbe non soltanto il revival di certe logiche da Repubblica di San Martino degli anni Settanta e Ottanta che tanti danni hanno causato attraverso contenziosi epocali, ma anche il rischio di vanificare, per qualche trascurabile egoismo, l’occasione importante di dare delle regole certe all’urbanistica. Il rischio implicito è nel dilettantismo d’una politica vacante, almeno per quanto riguarda la capacità d’individuare e perseguire l’interesse pubblico, i cui imprevisti effetti collaterali potrebbero causare guai che ricadrebbero sulla comunità cittadina. Ad esempio, sotto forma dei costi delle urbanizzazioni eventualmente da realizzare.
Hotel Castello: la leggenda dell’ecomostro
Un esempio è l’atteggiamento superficiale sull’incompiuto Hotel Castello, pregevole edificio dal profilo ancora oggi avveniristico che da mezzo secolo sormonta proprio la zona del Pergolo. Doveva essere un eccellente albergo privato: in anni recenti è stato acquisito, dopo molta carta bollata, al patrimonio comunale. La volontà amministrativa è venderlo. Ma chi potrebbe acquistarlo vuole certezze. In particolare: quale fisionomia avrà quell’area, ovvero a cosa potrà servire quell’edificio in termini di resa economica e/o commerciale che giustifichi l’investimento? Su questa richiesta ragionevole si misura la capacità amministrativa d’un esecutivo, e non sulla tendenza a vivere di rendita della sindacatura precedente gironzolando per le processioni.
All’inizio degli anni Settanta la classe politica democristiana individuò il Pergolo come polo sportivo, facendo costruire intorno all’Hotel Castello dei campi da tennis, una piscina coperta e un campo da calcio. Quell’attitudine è stata mantenuta nel tempo. I campi da tennis, andati in rovina, non esistono più. È stata però ripristinata la piscina la cui gestione oggi è privata. Il campo da calcio, ingrandito, dovrà essere ulteriormente ristrutturato per farvi lo stadio comunale spostando l’attuale dall’abitato. Soprattutto c’è un pregevole palasport polivalente voluto da Marcello Cantore negli anni Novanta, quand’era presidente della Provincia di Taranto, che soddisfa le richieste degli sport alternativi al calcio ed è sede anche di manifestazioni internazionali.
Negli anni Ottanta fu decisa, in seguito a una criticata acquisizione di terreni privati da parte del Comune, la costruzione al Pergolo dei tre edifici scolastici che vi sorgono. L’area, anche ampliando la viabilità, assunse l’attuale fisionomia di polo scolastico, sportivo e residenziale. Dare oggi un senso all’Hotel Castello significa riqualificare definitivamente quella zona. Siamo sicuri che dislocarvi anche degli insediamenti produttivi sia la cosa giusta da fare? E con quali costi per le casse comunali?
L’albergo incompiuto, per ignoranza e malafede anche di esponenti della classe politica che in dichiarazioni pubbliche hanno rivelato un approccio nel migliore dei casi grossolano, oltre che per ricostruzioni pseudo giornalistiche dal senso ideologico, si è ingiustamente fatto la fama di ecomostro. Sciocchezze. L’Hotel Castello è architettonicamente pregevole. Riqualificare l’area non è importante solo per dare un senso a quell’edificio, ma per il generale assetto del territorio.
L’unica ragione sensata per cui il Comune potrebbe fare abbattere l’Hotel Castello sarebbe un eventuale degrado causato dai danni del tempo. Nulla vieterebbe, poi, di ricostruirlo anche in forma diversa. Se invece venisse abbattuto per scelta politica, ci sarebbe un aspetto da non sottovalutare. L’assenza di quell’edificio libererebbe un’ampia volumetria che potrebbe essere scaricata sull’abitato: con l’attuale politica scadente e affamata, potrebbe essere un assalto alla diligenza. Occorre quindi fare attenzione a chi strilla all’ecomostro senza ragionare e, se impegnato istituzionalmente, senza fornire soluzioni alternative all’esistente. L’interesse recondito a future speculazioni potrebbe prevalere anche sull’incapacità ad affrontare questioni complesse.
Un’Amministrazione comunale seria, invece che dedicarsi alla captatio benevolentiae dei tecnici, con il dubbio di qualcuno che nelle segrete stanze proponga spostamenti e individuazioni di aree sul Pug, aprirebbe un confronto pubblico con gli ordini professionali per riqualificare il Pergolo prevedendo di completare l’Hotel Castello, o comunque di dargli un senso compiuto, in un equilibrato assetto territoriale. In questo contesto, poi, potrebbero essere inseriti o meno eventuali insediamenti produttivi.
Si è invece scelta la solita soluzione del fare senza volere o saper fare. Così il percorso del Pug, il destino dell’Hotel Castello, il futuro assetto del Pergolo, della città e del territorio potrebbero imballarsi. Fino ad arrivare alle misure di salvaguardia, cioè a quella forma di tutela che sospende gli interventi di trasformazione urbanistica ed edilizia in contrasto con gli assetti delineati dal nuovo strumento urbanistico, la cui efficacia è strettamente connessa alla sua immediata applicabilità.
Altro che «grande sindaco»!
Nella foto, una pubblicità elettorale del Partito Democratico, a sinistra Gianfranco Palmisano, a destra Donato Pentassuglia.
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Pietro Andrea Annicelli