Marcello Palmisano: «Vinci la droga se la conosci»
di Redazione
25/04/2018 Cultura
Marcello Palmisano, micologo dell'Associazione Micologica della Valle d'Itria nonché appassionato di etnomicologia, laureato in Tecniche della prevenzione all'Università di Firenze con la tesi di laurea intitolata I funghi nel mito dalle origini ai giorni nostri, è tra gli ideatori del 1° Festival della Psiche nell’ambito della sesta Mostra di Erbe spontanee e Bonsai.
Perché questo evento?
«Nella nostra associazione uno dei motivi predominanti della mission è dare informazioni micologiche e tossicologiche relative al mondo dei funghi. In questo mondo affascinante della micologia c'è un aspetto tossicologico che, diciamo, cattura l'interesse dei vari raccoglitori che frequentano i nostri corsi: i funghi psicoattivi. Abbiamo perciò pensato di approfondirlo pubblicamente partendo dalle erbe spontanee. È inevitabile parlare di sostanze psicotrope in micologia e dare un'occhiata alle tante specie erbacee da cui si sintetizzano tante sostanze attive di uso fitoterapico o medicinale».
Qual è il pubblico a cui si rivolge il festival?
«Tutti: dai ragazzini delle elementari ai tanti anziani che si ritrovano in casa piantine regalate dai nipoti e che scoprono, dopo incursioni delle forze dell'ordine, che il loro non era un interesse … botanico. Parlare di droghe non è legato solo al mondo delle sostanze illegali, ma anche a quello delle sostanze legali come l’alcol e il tabacco. E di queste c'è poca o nulla consapevolezza. Stiamo spettacolarizzando un argomento delicato e attualissimo solo per renderlo appetibile ai tanti psicodipendenti dei vari social network».
A parte il direttore di questo giornale, come sono stati scelti i relatori?
«Secondo le rispettive competenze. E l'entusiasmo di dare il loro contributo per spigare i pericoli e i rischi della dipendenza dalle droghe ha coinvolto tutti allo stesso modo. Ognuno parlerà liberamente con un unico obiettivo: far comprendere che le sostanze psicoattive sono solo un surrogato della felicità. La vera felicità è parlare, incontrarsi, scambiare informazioni argomentando ognuno con la propria singolarità. Abbiamo voluto trattare la droga in tutti o quasi i suoi molteplici aspetti: dai risvolti mitologici e antropologici nell'uomo con la scoperta delle proprietà attraverso il comportamento animale, medico e psicologico con il personale del Servizio Sanitario del Sert di Taranto, al risvolto penale con l'aiuto delle forze dell'ordine impegnate nella lotta al narcotraffico. C’è la connessione tra le droghe e la musica e l’apporto di chi, come i ragazzi della Comunità Emmanuel di Martina Franca, hanno sofferto le conseguenze della tossicodipendenza e non vogliono che succeda più».
Prevedete un seguito in futuro, come lascia intendere l'avvio della numerazione con il prefisso primo?
«Certamente. La psiche umana e animale ha bisogno di ulteriori approfondimenti. Per il prossimo anno abbiamo intenzione di proseguire questo viaggio tra le sostanze naturali e chimiche includendo, nel tempo, tutte le emozioni e i sentimenti che la natura offre a chi vuole vedere: anche quelle spiacevoli di cui nessuno parla per pudore o per disinteresse. La mente è meravigliosamente psicoattiva ed è il caso di scoprirlo».
Perché chiamarlo proprio Festival della Psiche?
«Perché la psiche è la vita. La psiche è il nostro primo respiro come per la terra e il soffio del vento. La psiche è la madre di tutte le nostre scoperte. E non la intendiamo solamente come una caratteristica umana. La psiche, per noi, è la natura, e quindi questo è il festival della natura: delle piante che donano nutrimento al corpo e allo spirito degli animali e dell'uomo».
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Pietro Andrea Annicelli