Giuseppina Punzi e il Festival della Valle d'Itria: Rino Carrieri dice
di Redazione
30/03/2019 Società
«Avere una persona che ti vuole bene, che ti resta accanto nel bene e nel male, sicuramente aiuta ad affrontare le difficoltà della vita in maniera più coraggiosa. Non posso dire che, se Giuseppina non ci fosse stata, Punzi avrebbe mollato tutto. Ho però potuto verificare, nel tempo, l'importanza, per il Festival della Valle d'Itria, di questa presenza estremamente discreta e umile nel suo apporto non soltanto di fatica, ma di passione e di umanità». Così Rino Carrieri, direttore della Fondazione Paolo Grassi, ricorda Giuseppina Camassa Punzi, scomparsa improvvisamente dieci giorni fa con grande dolore, oltre che del marito, di tutto lo staff del Festival.
Rino, nel principio un giovane volontario, ha seguito Franco Punzi lungo tutta la storia del Festival. È figlio di Michele Carrieri, uno dei uagnone che durante la guerra, riuniti intorno all'arciprete Olindo Ruggieri, gettarono le basi per costituire la Democrazia Cristiana di cui Punzi, negli anni Settanta e Ottanta, fu a lungo il primo sindaco di estrazione popolare, come evidenziò a suo tempo lo storico Michele Pizzigallo.
Punzi fu il primo firmatario, nel 1975, dell'atto fondativo del Festival. E proprio perchè sindaco di Martina Franca fu incaricato da Paolo Grassi di mandarlo avanti quando venne meno l'impegno di Alessandro Caroli, che l'aveva ideato. Lui è sempre stato molto sincero su quel passaggio di consegne: fu praticamente un'imposizione, da parte della forte personalità di Grassi, a un giovane politico poco avvezzo al mondo della lirica e dello spettacolo.
All'epoca erano notevoli le pressioni della politica sui fondi che il Festival riceveva dagli enti pubblici, primo fra tutti il Comune, per sopravvivere. E va a onore di Punzi l'essere riuscito a destreggiarsi in anni non facili. «Non so dire se e in che maniera Giuseppina abbia incoraggiato il presidente ad andare avanti» riflette Carrieri. «Mi sembra però evidente dai fatti che ciò sia avvenuto. È come se ci fosse stato un impegno, non concordato ma tacito e di fatto, a vivere insieme questa avventura».
Ma che cosa ha fatto esattamente Giuseppina Punzi per il Festival? «Lei, da bravo mediano, ha sempre operato dietro le quinte» dice Carrieri. «Il suo perimetro d'interesse, in particolare durante la produzione degli spettacoli, era la costumistica, l'attrezzeria e, come nei teatri di una volta, il trovarobato. Spesso il suo lavoro è risultato essenziale per la produzione degli spettacoli. Quando invece non se ne occupava, era determinante nel creare quell'interesse intorno alle attività del Festival e della Fondazione che ne hanno permesso l'affermazione. Come maestra e poi ex maestra delle elementari, Giuseppina aveva la passione per l'istruzione dei bambini. Andava quindi nelle scuole a parlare con gli insegnanti e i genitori, a distribuire materiale, a mobilitare l'attenzione verso quello che facevamo. Fino all'ultima edizione lei è stata la promotrice delle visite guidate dietro le quinte delle scolaresche e delle persone interessate ai segreti del Festival. Faceva tutto, con passione, in maniera assolutamente gratuita e volontaria. Lei e il presidente non hanno avuto figli. E credo che ciò li abbia indotti a considerare una famiglia il gruppo di lavoro del Festival. Questa, almeno, è stata la sensazione che hanno avuto tutti coloro che hanno lavorato con Giuseppina. Anche per questo lei e Punzi sono stati un punto di riferimento: singolarmente e come coppia».
Li ha legati un sentimento pratico e discreto, ma tangibile e molto vero. «Credo che la loro sia stata una storia d'amore che molti vorrebbero vivere» rileva Rino Carrieri. «È stata la storia di due persone che si sono incontrate, si sono riconosciute e hanno imparato a sostenersi adeguando i loro caratteri ai momenti più o meno luminosi della vita. Tutti noi dovremmo augurarci di riuscire, a nostro modo, ad assomigliare a loro».
La ragione: «Giuseppina e Franco Punzi hanno avuto la capacità e la fortuna di comprendersi e di lavorare insieme. Non è facile. Molte coppie funzionano perchè ognuno ha un lavoro diverso e poi ci s'incontra a casa: può capitare che ci siano delle incomprensioni quando si collabora insieme a un progetto. Loro sono riusciti a lavorare insieme e a volersi bene. E anche per questo sono stati, per tutti noi, un esempio».
Nella foto, di Marta Massafra, un abbraccio tra Franco e Giuseppina Punzi. Per gentile concessione del Festival della Valle d'Itria.
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Pietro Andrea Annicelli