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Pino Bonasia: «Per il turismo serve un centro studi»

di Redazione

21/06/2018 Economia

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Pino Bonasia: «Per il turismo serve un centro studi»

 

«In questo momento la situazione incerta in Medio oriente e nel nord Africa ci sta agevolando come mercato del turismo. Non è bello perché non si possono e non si devono fondare le proprie fortune sulle tragedie degli altri, ma non è colpa mia. Nel frattempo altre aree del sud del mediterraneo si stanno attrezzando per il turismo, hanno ricchezze ambientali, prezzi un terzo e un quarto di quelli italiani e una popolazione giovane con tanta voglia di lavorare. Se non ci diamo da fare per modificare la nostra offerta e attrarre i flussi turistici che sono nelle nostre potenzialità, rischiamo di farci scavalcare». Pino Bonasia, presidente della Pro loco di Martina Franca, guarda con attenzione alle scelte per il turismo dell’Amministrazione comunale. E non solo. 

Che cosa ne pensi della volontà degli assessori al Turismo dei comuni della Valle d’Itria di agire in sinergia per una politica turistica territoriale?

«La ritengo ottima iniziativa perché mette da parte quelle vecchie idee che ci hanno tenuti un po’ isolati nell’ambito turistico internazionale. Mi riferisco al campanilismo, che ancora oggi scorgo in certi commenti nei social network. Sono pensieri vecchi che risentono d’ignoranza, cioè di mancanza di conoscenza del territorio e della sua storia. Gli assessori dei comuni della Valle d’Itria che decidono di lavorare insieme non possono che far bene alla politica turistica delle nostre realtà». 

La Pro loco persegue una visione analoga di promozione di Martina come realtà territoriale della Valle d’Itria che lavora insieme alle altre?  

«La Pro loco di Martina Franca da circa due anni sta organizzando una delegazione della Valle d’Itria che include ben dodici comuni che hanno valenza turistica nella valle e intorno a essa. Ci siamo riuniti più volte e, tra l’altro, abbiamo ragionato su un po’ di feedback ricevuti dai turisti. Non sono d’accordo con chi sostiene che si deve distinguere tra i comuni che si affacciano direttamente sulla Valle d’Itria e quelli che ci gravitano intorno. Poiché i dati ci dicono che alcuni di questi comuni sono parecchio ricettivi sul piano turistico, è giusto stare tutti insieme per mettere su un programma e un’idea di turismo futuro. Perciò, lo ribadisco, riunire gli assessori per una politica territoriale fatta in sinergia è una scelta molto valida». 

Individui anche dei limiti?

«Quello che più mi lascia perplesso è la sovrapposizione tra turismo e organizzazione di eventi. Avendo parlato sia con Stefano Coletta quando era assessore al Turismo che con Gianfranco Palmisano, a cui è stata assegnata la delega, mi sono reso conto che troppo spesso si confondo le due cose. Una politica turistica deve invece dividere in maniera netta la promozione turistica dall’organizzazione di eventi. Questo perché il richiamo che genera anche il migliore e il più importante degli eventi esaurisce la sua portata nell’arco di alcuni giorni. Il turismo si sviluppa invece in un periodo ben più lungo e, destagionalizzando, porta a ragionare nell’arco dell’intero anno. Perciò, ha bisogno di uno studio più approfondito. Una politica turistica veramente efficace deve considerare che gli amministratori esauriscono il loro mandato in alcuni anni, mentre il turismo necessita di una pianificazione almeno ventennale». 

Che cosa occorre fare?

«Quando è stato organizzato il mercato europeo nell’ambito dell’architettura dell’Unione europea, c’è stata una chiara divisione degli ambiti economici. Rispetto a essa l’Europa meridionale è stata destinata per la vacanza dei nordeuropei. Allo stato attuale, cambiare questa situazione non è possibile. Dobbiamo quindi trovare dei sistemi che migliorino l’industria turistica. Essendo destinati economicamente a sviluppare un’industria turistica e culturale, enogastronomica e ambientale, non dobbiamo fare altro che massimizzare e qualificare al massimo questa possibilità. Perciò va bene che gli assessori della Valle d’Itria lavorino insieme e che altrettanto facciano le Pro loco. Più di tutto, però, vale secondo me l’istituzione nella Valle d’Itria d’un centro permanente di ricerca sul turismo e la qualità della vita. L’ho proposto al sindaco Franco Ancona già cinque anni fa, durante il suo precedente mandato». 

Magari a qualcuno può venire in mente una struttura clientelare e costosa, un classico carrozzone della politica, com’è stato il Consorzio interprovinciale dei trulli e delle grotte del quale ancora gravano sul bilancio comunale delle pendenze.

«Un centro studi non lo vedrei come un carrozzone da riempire di personale burocratico che non sa bene che fare, ma esattamente un luogo dove del personale altamente specializzato, anche nella comunicazione digitale e in contatto con le università e altri centri studi analoghi in Italia e all’estero, sviluppi delle strategie di promozione turistica del territorio. Capisco che è un impegno arduo. Penso però che la cosa più difficile sia avere il coraggio di farlo: poi potrebbe andare avanti da sé. Se si fa in maniera intelligente, magari copiando quello che già si fa in altri Paesi europei come, ad esempio, la Danimarca, darebbe la possibilità per gli amministratori di ricavare tutte quelle buone pratiche che, messe in atto, potrebbero promuovere al meglio la Valle d’Itria. Gli assessori, con tutta la loro buona volontà e l’impegno a imparare, non hanno un’esperienza specialistica. Alla fine tutto si finisce per ridursi allo spettacolo, agli eventi, ai cantanti, mentre serve una strategia per invogliare l’arrivo di visitatori dal nord Europa. Gli stranieri, nei loro feedback della scorsa estate, hanno messo al primo posto il Festival della Valle d’Itria. Poi Piano Lab e il mercatino dell’antiquariato. In passato c’era la Ghironda. Eventi strettamente localistici dove c’è la barriera della lingua, soprattutto se non tradizionali, non gl’interessano». 

All’inizio del suo mandato l’allora assessore Coletta, non potendo gestire un bilancio comunale fatto dall’Amministrazione comunale che si era insediata da poco, ha scelto di andare alla Borsa internazionale dl turismo di Milano aggregando Martina a uno stand con altri comuni della Terra delle gravine. Ritieni una scelta saggia connettere Martina ai diversi ambiti, in questo caso le gravine ma anche, come abbiamo visto, la Valle d’Itria, oppure la Terra d’Otranto, o il circuito pugliese che si articola rispetto a Matera capitale europea della cultura nel 2019?

«Sono perfettamente d’accordo che Martina debba avvalersi di tutte le possibilità promozionali che il suo territorio offre e partecipare anche con poco, com’è stato fatto per la Bit con i comuni della terra delle gravine. Ci deve però essere una logica. E secondo me è quella di voler diventare un punto di riferimento turistico nel Mediterraneo. Se c’è questa volontà politica e si elabora una strategia da perseguire per arrivare all’obiettivo, allora ben vengano le partecipazioni alla Bit con i comuni della terra delle Gravine, ala Btm di Lecce, alle fiere del tessile o a quelle enogastronomiche. Anche per questo occorre sconfiggere la mentalità provinciale. Ho sentito lamentele del genere: ancora con questo capocollo! E perché? Bologna non fa tutto il possibile per promuovere ovunque la mortadella. Se Martina ha il capocollo, deve promuovere il capocollo. Se ha il capospalla, deve promuovere il capospalla. Se ha il barocco, deve promuovere il barocco. Sono le nostre specificità». 

A che punto è la promozione?

«Noi della Pro loco abbiamo aperto l’Infopoint nel Palazzo Ducale: fornisce informazioni gratuitamente dalle otto alle dodici ore al giorno. Abbiamo offerto al Comune la nostra disponibilità per far conoscere la mostra di Picasso. Poi succede che un giornalista canadese mi dice: ti devo fare un piccolo rimprovero. Sono in Puglia da dieci giorni e sono capitato a Martina per caso, alla fine della mia vacanza. Domani parto ed è la più bella città che ho visitato. Perché non siete presenti tra le città da visitare? Perché non vi promuovete meglio? Dovete farlo perché meritate più di altri. Mi ha chiesto, oltre alla cartina che la pro loco ripropone ogni anno, una guida che parlasse di Martina. Non c’era nulla: si andava direttamente alle pubblicazioni di pregio. Perciò occorre andare ovunque per portare l’immagine di Martina dotandosi anche del materiale promozionale adeguato. Per fare anche questo, che è parte d’una strategia turistica, serve un ente che non sia la Pro loco, l’assessorato al Turismo o le associazioni di promozione turistica. Il centro studi saprebbe dirci sempre che cosa è meglio fare». 

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