Elezioni comunali regolari: infondato il ricorso di Pulito
di Redazione
22/03/2018 Attualità
Elezioni regolari. Rigettato il ricorso di Pino Pulito, definito «infondato». Così ha deciso ieri in camera di consiglio la Sezione Prima del Tribunale amministrativo regionale di Lecce, presieduta dal giudice Antonio Pasca. La sentenza è stata resa pubblica oggi pomeriggio.
A gennaio il riesame delle schede nelle sezioni 9, 13 e 39 da parte della Prefettura di Taranto, predisposto dallo stesso Tar lo scorso ottobre come effetto del ricorso, aveva sostanzialmente confermato l’esito del primo turno delle comunali dell’11 giugno scorso. Oggi il Tar ha ribadito la «assoluta genuinità» del voto espresso dai martinesi un anno fa, quando l’attuale sindaco Franco Ancona, per il Centrosinistra a trazione Partito Democratico, andò al ballottaggio per appena ventitré voti di vantaggio rispetto a Pulito, candidato sindaco del Centrodestra a trazione Forza Italia. Il 25 giugno Ancona prevalse al ballottaggio su Eligio Pizzigallo, candidato del Centrodestra a trazione LeAli per Martina e Direzione Italia, come si chiamava all’epoca il movimento di Raffaele Fitto guidato a livello territoriale dall’allora deputato Gianfranco Chiarelli.
Nessun dubbio per quanto riguarda «l’ordinato svolgimento della competizione elettorale». Conferma su tutta la linea, quindi, della legittimazione dell’Amministrazione comunale in carica.
Pulito, come candidato sindaco, aveva lamentato la mancata attribuzione in suo favore di quaranta presunti voti nelle sezioni 9, 13, 39 e 40. Se gli fossero stati assegnati, qualora fossero esistiti, gli avrebbero consentito di accedere al ballottaggio al posto di Ancona. Come cittadino elettore aveva invece ritenuto non ordinato lo svolgimento delle operazioni elettorali nella sezione 13, deducendo una condizione d’illegittimità tale da invalidare le elezioni.
Per quanto riguarda i quaranta voti in più rivendicati, dopo la verificazione nelle sezioni 9, 13 e 39 da parte della Prefettura il risultato è stato: Ancona 190 voti, Pizzigallo 233, Pulito 134. Questo dato, non contestato dalle parti, portava il distacco tra i due da 23 a 33 voti in più per Ancona. Il Tar non ha quindi ritenuto di predisporre la verificazione nella sezione 40, di nuovo chiesta da Pulito e in precedenza non concessa perché ritenuta meramente esplorativa. La ragione: se anche fossero stati riscontrati i 26 voti in suo favore, non sarebbero bastati a superare Ancona che ne avrebbe comunque avuti 7 in più.
Il dato elettorale resta inalterato perché Ancona non aveva presentato un ricorso incidentale affinché fossero verificati ed eventualmente attribuiti i voti in più. Ciò che conta, per il Tar, è che la verificazione ha dimostrato che Ancona ha preso più voti di Pulito. Ed è quindi andato legittimamente al ballottaggio.
Per quanto riguarda invece l’eventuale scrutinio illegittimo nella sezione 13, da cui la richiesta d’invalidare le elezioni, il Tar ha premesso che la giurisprudenza amministrativa, per procedere in tal senso, richiede che siano chiare le ragioni per cui una situazione d’illegittimità in una sezione si ripercuota sull’intero procedimento elettorale. Nella sezione 13, acquisite le dichiarazioni del personale comunale interessato, è stato verificato che la loro presenza nel seggio era stata funzionale ad aiutare i componenti rispetto a una situazione critica, peraltro senza che fossero aperti i plichi contenenti le schede elettorali. Le anomalie lamentate da Pulito non hanno quindi potuto in alcun modo compromettere l’ordinato svolgimento delle elezioni.
Su Facebook, nel profilo di Giacomo Conserva, coordinatore di Forza Italia, è apparso il seguente commento seguito dai nomi suo e di Pulito: «Questa sentenza ci ha lasciato basiti, le nostre doglianze potevano essere non accolte, le cause si vincono e si perdono, però le motivazioni deboli e farraginose addotte dal Tar, a supporto delle argomentazioni, sono inconsistenti ma soprattutto palesemente errate... Anche controparte dopo il riconteggio delle schede verificate, aveva parzialmente ammesso un recupero effettivo di diversi voti da parte di Pulito nei confronti di Ancona, oggi addirittura il Tar dice che Ancona dal riconteggio ha recuperato, addirittura, 10 voti e che il distacco è passato da 23 a 33: incredibile! Questo errore di calcolo macroscopico ha determinato la non apertura della sezione 40... Di cosa stiamo parlando! E pensare che Franco Ancona non ha neanche chiesto con ricorso incidentale alcun voto! Né ci è stato spiegato alcunché in sentenza sulla illegittimità denunciata a più riprese nella sezione 39 (apertura plico sul Comune senza diversi scrutatori e il nostro rappresentante di lista) ... Andiamo al Consiglio di Stato, ripeto si può perdere però non in questo modo!».
Vedremo nei prossimi giorni se l’annunciato ricorso al Consiglio di Stato si tradurrà in una effettiva volontà. E con quali argomentazioni. Il Tar, nella sentenza, rileva: «All’esito della disposta verificazione - i cui risultati non costituiscono oggetto di contestazione - il distacco tra il ricorrente Pulito e il candidato Ancona (che ha avuto accesso al ballottaggio) è aumentato, passando da 23 a 33 voti». Significa che i dati scaturiti dalla verificazione effettuata dalla Prefettura di Taranto, al netto delle schede variamente contestate dalle parti, non sono stati in sé contestati da Pulito, il cui avvocato è stato presente al secondo scrutinio nelle tre sezioni 9, 13 e 39. Non si capisce quindi quale possa essere l’errore del Tar che Conserva lamenta nel suo post. Né il suo stupore sui 33 voti che, dopo la verificazione, sono il riscontro ultimo del distacco di Ancona da Pulito.
La sconfitta durissima per Pulito e Conserva non è però stata al Tar, ma politicamente rispetto alla loro affidabilità nei confronti dei loro elettori e della città. La sentenza ha infatti implicitamente sconfessato l’atteggiamento di protesta messo in atto dai due non recandosi in Consiglio comunale insieme ai consiglieri eletti in Forza Italia e nel Movimento Pino Pulito. La ragione: non ritenere il sindaco e il Consiglio comunale legittimamente eletto.
Una protesta così radicale e oltranzista, di per sé inaccettabile, si mette in atto quando vi sono motivazioni realmente gravi. Viceversa, oggi si rivela un comportamento politico alquanto temerario, istituzionalmente offensivo, soprattutto lesivo degli interessi degli elettori stessi di Pulito, che dall’inizio della sindacatura non sono rappresentati in Consiglio comunale.
È in questo fallimento del proprio compito di classe dirigente, piuttosto che nell’odierna sentenza del Tar, che va individuata la vera, grande sconfitta di Pulito, Conserva, Forza Italia e dei gruppi politici a loro riconducibili.
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Pietro Andrea Annicelli