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La strada giusta di Mario Turco

di Pietro Andrea Annicelli

04/10/2024 I libri

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La strada giusta di Mario Turco

Questa sera alle 18.30, nel Salone delle Adunanze presso il Palazzo dell’Università, sede della Società Artigiana, sarà presentato La strada giusta, Edizioni Piemme, il nuovo libro del senatore Mario Turco del Movimento 5 Stelle. Dopo i saluti del presidente dell’associazione, Luca Conserva, interverrà lo studioso e saggista Angelo Lucarella. Modera il giornalista Agostino Quero, direttore di Noi Notizie. Sarà presente l’autore.

Senatore Turco, nel suo libro La strada giusta lei suggerisce un nuovo orizzonte economico tra l’ortodossia liberista, le suggestioni stataliste e improbabili versioni d’una terza via, non dimenticando che questa espressione è stata usata anche da Benito Mussolini. Qual è il suo scopo?     

«Lasciamo perdere il passato poco glorioso e nefasto per l’Italia. Il neoliberismo, la politica monetaria restrittiva della BCE, il patto di stabilità basato sull’austerity, nuovamente in vigore dopo la pandemia e supinamente accettato dal Governo Meloni, hanno prodotto in questi decenni solo crisi continue, bassa crescita economica, involuzione tecnologica, disoccupazione, lavoro povero, diseguaglianze, povertà. Per contrastare questo scenario disastroso, serve riscrivere le regole del capitalismo moderno: serve una nuova economia eco-sociale di mercato che favorisca la produzione e il lavoro rispetto alla finanza, alla speculazione, alla rendita finanziaria. Ciò richiede una politica economica diversa che sostenga la produzione economica, il lavoro dignitoso, la produttività, l’innovazione tecnologica, la redistribuzione equa della ricchezza. Si richiede quindi una politica espansiva degli Stati che indirizzi anche i capitali privati a privilegiare l’economia reale, le produzioni economiche, gli investimenti tecnologici e innovativi. Oggi quasi due terzi della ricchezza creata è concentrata nell’1% della popolazione e viene dirottata sui mercati finanziari invece di essere reinvestita nell’economia produttiva». 

La strada giusta: qual è nel concreto?

«Serve un’economia al servizio del cittadino e non un’economia piegata e sottomessa alla finanza. Serve difendere lo stato sociale, i diritti civili, i beni comuni, orientare l’economia alla crescita inclusiva e alla piena occupazione. Serve tornare alle origini della Carta dei diritti umani, alle origini del capitalismo, al New Deal di Roosevelt, alle politiche anticicliche di Keynes. Serve più Stato al fianco dei cittadini per non dispendere il patrimonio di servizi pubblici come la sanità, l’istruzione, l’università, la ricerca, le tutele per i più fragili. Occorre infine realizzare la transizione ecologica e digitale per rilanciare la competitività, senza però trasferire i costi su famiglie e imprese. Per questo serve più Stato».

L’ultima deviazione della storia è stato l’11/09 che ha prodotto da un lato il rilancio dell’alleanza tra la spada, l’acciaio e il petrolio, quindi le guerre, dall’altro il consolidarsi in tutto il mondo di diverse declinazioni di fascismi, secondo l’espressione propria della storiografia anglosassone, che hanno in Donald Trump un punto di riferimento. Come se ne esce?

«L’insicurezza sociale ed economica non fanno altro che alimentare gli estremismi di destra che cercano, attraverso la paura, di dare false speranza, illusioni, seminando odio e guerre tra i popoli. Occorre che i cittadini non vedano intorno nemici continui e diversi, ma si riapproprino della politica e difendano i diritti civili che sono stati costruiti in questi decenni di pace dopo la seconda guerra mondiale. Le ultime guerre scoppiate in Europa e in Medio Oriente sono la dimostrazione della deriva di un certo capitalismo che pone al centro gli interessi di pochi a discapito di quelli dei cittadini. Non vogliamo un’economia di guerra, come quella che si è affermata in questi ultimi anni, ma un’economia di pace dove le ingenti risorse siano destinate non a costruire armi ma benessere dei cittadini. Il fronte di destra che si sta affermando nel mondo e in Europa ci porta alla distruzione della civiltà e del nostro benessere. Va difeso con la partecipazione attiva. Per questo i cittadini devono appropriarsi del diritto di voto, partecipare alla vita politica e difendere la democrazia e i diritti civili conquistati». 

Uno dei principali problemi in Italia è la mancanza d’una classe politica affidabile. Giorgia Meloni è l’effetto dell’opposizione a Mario Draghi che a sua volta aveva commissariato, per conto della finanza internazionale, i Governi Conte. Anche voi del M5s, con personaggi come Luigi Di Maio, non avete dato prova di grande serietà. A che punto è la notte?

«Giorgia Meloni è l’altra faccia di Mario Draghi. Ha fatto una falsa opposizione. Ha ingannato gli italiani e per governare sta svendendo alle multinazionali estere le ultime imprese pubbliche come Telecom, Poste italiane, Ferrovie dello Stato, Eni e altre ancora. Per non mettersi contro l’autarchia finanziaria europea, cara a Mario Draghi, ha accettato l’austerity da cui per i prossimi anni arriveranno dieci, dodici miliardi di euro di tagli annui da distribuire tra sanità, pensioni, scuola, università, servizi pubblici. Si è tenuta, Giorgia Meloni, invece lontana dal tassare gli extraprofitti realizzati dalle banche, dalle assicurazioni, dalle aziende farmaceutiche, dall’industria delle armi. Certamente siamo lontani da questo tipo di politica. Il M5s ha avuto il grande merito di aver adottato una politica espansiva che ha portato il Pil a crescere a doppia cifra come non era mai successo in Italia. Abbiamo governato la pandemia e fatto ripartire l’Italia senza grande panico sociale. In Europa, poi, il grande successo dei 219 miliardi di euro del Pnrr grazie all’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: un altro risultato unico nella storia d’Italia. Tante sono state le misure introdotte a favore dei cittadini. Cito le più importanti come il reddito di cittadinanza, il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione per tutti, ma anche l’assegno unico per favorire la natalità e le misure economiche in favore delle imprese come il superbonus con la cessione dei crediti fiscali, la decontribuzione Sud del 30%, la Transizione 4.0, l’istituzione delle Zone economiche speciali e tante altre misure di successo. Il grande rammarico è che buona parte di queste misure che hanno fatto bene all’Italia, come attestato da Istat, Eurostat, OCSE, sono state osteggiate, poi, dal Governo Draghi e oggi in buona parte cancellate dal Governo Meloni, che in sostituzione ha proposto il nulla. Adesso il M5s è in una nuova fase, quella della maturità. Attendiamo l’assemblea costituente per rilanciare nuovi temi e tornare ad avere quella forza innovativa a sostegno degli interessi dei cittadini. Il M5s è una forza non legata, a differenza degli altri partiti, ad alcun potentato, e continueremo a lottare per una società più giusta, inclusiva ed equa. Stiamo costruendo una nuova classe dirigente che si presenterà matura per governare il Paese e i territori. Questo è l’obiettivo. Ci vorrà del tempo, ma ci riusciremo».

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