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Direttore Pietro Andrea Annicelli

Ciao, Pino

di Pietro Andrea Annicelli

26/07/2024 Società

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Ciao, Pino

 

«Vita mia, oggi sembra che tu non ci sia … ti l'incontro per caso … fra la gente che riempie le giornate … mi illudo in quei momenti di poter ancora volare … vivere … amare … e … invece ti sento così lontana». Così scriveva Giuseppe Cosimo Guarini, per gli amici Pino, sulla sua bacheca di Facebook.

Ieri si è svolto il suo funerale. Pino Guarini era mancato tre giorni fa dopo aver trascorso l’ultima parte della sua vita con sofferenze, causate da patologie delle quali era affetto, che hanno messo a dura prova la sua voglia di vivere e che ha sopportato con grande coraggio e dignità insieme alla sua famiglia.

Non rammento quando l’ho conosciuto, Pino, ma di lui ho diversi ricordi e sono tutti belli. La corporatura massiccia, rassicurante, il sorriso fraterno e disarmante, l’intelligenza e il buon senso di ragazzo del popolo, me lo facevano avvicinare a Garrone, il ragazzino buono del libro Cuore. Scrive Edmondo De Amicis: «Quanto più lo conosco, tanto più gli voglio bene, e così segue a tutti gli altri, fuorché ai prepotenti, che con lui non se la dicono, perché egli non lascia far prepotenze. Ogni volta che uno grande alza la mano su di uno piccolo, il piccolo grida: - Garrone! - e il grande non picchia più».

Un amico, sulla sua bacheca, lo saluta e parla di lui: «Un grande uomo e amico che ci ha cresciuto sempre come un fratello maggiore dai tempi di San Martino, ha sempre creduto in ognuno di noi e ci ha fatto vivere con passione i suoi amori, la famiglia con la sua amata Rosa e le sue figlie, la politica del fare sempre bene nel rispetto di tutti e non per ultima la sua Juventus. Riposa in pace, caro Pino, e grazie per quanto ci hai dato!».

Tra i vicoli del centro storico intorno a San Martino, per lui una piccola patria, Pino era un benemerito che conosceva tutti. Era visibile, qualche volta che l’ho accompagnato, la sua notevole influenza sui giovani di quand’eravamo giovani. Nelle vicinanze, in via Giannone, c’era anche l’abitazione di città di don Pinuccio Caroli, sede della sua segreteria. E Pino, in via Giannone, era di casa.

Non poteva essere altrimenti. Cristiano e democratico prima ancora che democristiano, fin da ragazzo aveva partecipato alle campagne elettorali dello stesso don Pinuccio. In seguito, per il Consiglio comunale, aveva sostenuto Massimo Barnaba: è stato allora che ci siamo conosciuti.

Uomo di fede e sposo fedele di Rosa Iudici, donna di grande tempra e forza morale, aveva due figlie che rappresentavano la sua vittoria sulla mala sorte. Nessuno è perfetto e non lo era lui, appassionato della Juventus. Democristiano e juventino: ma non per una scelta di campo facile, o per subalternità al potere. Credo che la sua fosse una specie di aspirazione a un ordine morale. Un voler credere alla bandiera pur sapendo che, in fondo, è un pezzo di stoffa smosso dal vento.  

Può sembrare effimero, o inutilmente celebrativo, che mi sia voluto soffermare sulla scomparsa d’un uomo che non era famoso oltre il microcosmo di Martina, non era ricco e importante, non era un personaggio pubblico o un grande professionista. Potrei dirvi che era un amico e che gli volevo bene, ma non sarebbe la giusta risposta. La verità è che Pino era molto di più di uno ricco, famoso, importante: era uno di quei ragazzi, poi di quegli uomini, intorno ai quali si aggrega il senso e la memoria d’una comunità. Era uno di quelli, e non sono tanti, che ravvivava il fuoco nel braciere. Qualcuno potrà continuare a farlo al posto suo, ma nessuno più come lo faceva lui.

«Vita mia … ti vorrei parlare … per poter ancora amare … ma non so più cosa dirti …
perché è finito tutto l'amore che ho dato … tutta la vita che ho vissuto … tutto il vivere che non è più vita». Riposa in pace, amico mio. 

 

Alla Famiglia di Pino Guarini, e in particolare a Rosa Iudici Guarini, giungano le condoglianze di Pietro Andrea Annicelli e di Cronache Martinesi.  

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Pietro Andrea Annicelli