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Direttore Pietro Andrea Annicelli

Fini parrocchiali o fini parrocchiani?

di Pietro Andrea Annicelli

07/10/2023 Editoriale

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Fini parrocchiali o fini parrocchiani?

 

Davanti alla piazzetta della Chiesa di Cristo Re da qualche tempo fa bella mostra uno strano cartello, non si sa se installato dal Comune, dalla parrocchia o da qualche zelante fedele. C’è scritto: transito consentito solo ai fini parrocchiali. Che significa? Boh …

L’avvocato Giuseppe Ancona (nessuna parentela con l’ex sindaco), conosciuto anche per la sua attività nell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, ha presentato un’istanza il 19 settembre scorso perché, a suo dire, una cosa così non esiste nel Codice della strada. Dal Comune, finora, tutto tace.

La vicenda l’ha resa pubblica Noi Notizie, web giornale diretto da Agostino Quero, uno che è di sinistra ma che, quando passa davanti a una chiesa, si fa il segno della croce. Nessuna contraddizione. Il bravo credente, di qualsiasi religione, sa bene cosa spetta a Cesare e cosa a Dio. Chi invece, stando ai fatti, pare avere le idee un po’ confuse, è l’Amministrazione comunale e in particolare il sindaco Gianfranco Palmisano.

Oltre che il primo cittadino, sembra che lui si senta anche il primo parrocchiano. Non di una, ma di tutte le chiese di Martina e pure di Locorotondo, considerando quest'ultima suo territorio di pertinenza politica. Nella Valle d’Itria è ormai diffuso un convincimento che lo accomuna al suo leader Donato Pentassuglia. I due, credendo d’incrementare la loro popolarità, pare che facciano i martinesi a Martina, i locorotondesi a Locorotondo. La moltiplicazione delle parrocchie e delle processioni. Pace e bene.

Se il sindaco Franco Ancona non era certo sgradito agli ambienti parrocchiali, se prima ancora il sindaco Franco Palazzo, già valente priore dell’Arciconfraternita di Sant’Antonio, aveva uno stile omiletico che faceva sentire qualche sacerdote espropriato delle sue prerogative, se, andando a ritroso agli anni Novanta, il sindaco Tonino Zizzi fu epocale quando si allargò in una surreale intemerata fondamentalista contro i giornalisti nella cerimonia della consegna dei Ceri a San Martino, Palmisano è sulla buona strada per batterli tutti.

Non provate a organizzare, neanche di nascosto nel vostro trullo, una sia pur brevissima processione, fosse anche nel più sperduto angolo della campagna. Lo vedrete spuntare inesorabile, il primo parrocchiano, con la fascia tricolore in bella vista, il sorriso furbetto da ciellino, l’aria benedicente e appresso il fido assessore Carlo Dilonardo con lo sguardo tormentato del penitente e il ruspante assessore Angioletto Gianfrate con il sorriso serafico di chi pensa al pallone e vede Padre Pio. Pace e bene.

Ha stupito tutta la maggioranza, il primo parrocchiano, quando si è discusso di pianificazione urbanistica e lui gradiva se c’infilavano dei parcheggi riservati al clero, soluzione impraticabile non essendo Martina città del Vaticano. C’è da capirlo: si crede democristiano, Palmisano, perché da bambino lo portavano a strillare e a battere le mani ai comizi: semp’ semp’ don Pinuccio! Si divertiva un sacco e ha tanta nostalgia di quei bei tempi dell'infanzia che non torneranno più. Nessuno gli ha spiegato che Alcide De Gasperi, giustamente menzionato da don Pinuccio come massimo esempio d'alta politica, a suo tempo difese strenuamente la laicità dello scudocrociato dalle pretese confessionali di Pio XII, l’ultimo papa re. Come sempre è tutta colpa di Tonino Scialpi: glielo doveva spiegare invece che, per il suo bene, propinargli la Biennale delle Memorie e il Festival della Valle d’Itria ...

Insomma, l’avvocato Ancona si metta l’anima … ehm … in pace: se il primo parrocchiano si crede il primo chierichetto, viva Maria! Ci sono però un po’ di questioni su cui, piaccia o no, va fatta chiarezza. E Ancona, che fino a prova contraria paga le tasse e quindi anche lo stipendio al sindaco e agli assessori, ha ragione a pretenderla.

Sembra che la piazzetta, o parte di essa, sia di proprietà della Chiesa di Cristo Re. Se così fosse, toccherebbe alla parrocchia provvedere ai servizi: la pulizia, l’illuminazione, la sicurezza durante le manifestazioni religiose. Diversamente, se fosse di proprietà del Comune, l’accesso e il parcheggio andrebbero regolamentati in maniera comprensibile.

Resta, infatti, quel cartello. Se è comunale, rischia di fare il paio con la famigerata insegna del mosaico bizantino poi attenuata, dopo anni di commenti sarcastici, precisando che è del ventesimo secolo. Ci piacerebbe vedere il sindaco, fascia tricolore a tracolla, il sorriso da sindaco e non da ciellino, gli assessori Dilonardo e Gianfrate operosi a rimorchio, rimuoverlo in prima persona. I parrocchiani di Cristo Re non devono andare in chiesa mettendosi a ridere. Pace e bene.

 

In alto, l'avvocato Giuseppe Ancona, il cartello davanti alla Chiesa di Cristo Re, il sindaco Gianfranco Palmisano.

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