Consiglio comunale: il Pd salva Pulito insieme all'opposizione. No dei renziani e di Martina Visione Comune: la maggioranza si divide
di Redazione
01/12/2020 Politica
Si dice che i numeri non possano essere delle opinioni. E i numeri dicono questo. Nel Consiglio comunale in videoconferenza di ieri sera Pino Pulito, ex candidato sindaco di Forza Italia da un anno diventato leghista, raro frequentatore dell’assise cittadina e per questo proposto per la decadenza da consigliere su richiesta di Città Nuova, neo gruppo consiliare costituito da due consiglieri di Italia Viva e una di Azione tutti eletti nel Pd, è stato salvato dal voto contrario dell’opposizione (otto consiglieri) più tre consiglieri di maggioranza (Elena Convertini di SiAmo Martina e i due neo indipendenti eletti nel Pd, Filomeno Lafornara e Vittorio Donnici). Decisiva, però, è stata l’astensione dei sette consiglieri democratici: se avessero votato insieme ai tre di Città Nuova e agli altri tre di Martina Visione Comune, Pulito sarebbe risultato decaduto per effetto di tredici voti a undici. Al suo posto sarebbe subentrata la prima dei non eletti di Forza Italia, Antonella Scialpi, nel frattempo passata a Italia Viva per la quale è stata candidata al Consiglio regionale lo scorso settembre. Il gruppo consiliare di Città Nuova sarebbe passato da tre a quattro consiglieri.
Un solo dato sarebbe rimasto invariato anche se il Pd non si fosse astenuto: la divisione netta della maggioranza di centrosinistra, poi ricomposta, però nella configurazione minima di tredici consiglieri (i tre di Città Nuova hanno abbandonato la videoconferenza), per votare a favore del bilancio consolidato ottemperando ad alcune scadenze che avevano la data limite del 30 novembre. Sono invece passati all’unanimità due variazioni di bilancio riguardanti l’emergenza Covid, assenti sempre i renziani. È stato il voto sul bilancio a esplicitare la divergenza in atto fra questi ultimi e il resto della maggioranza.
Da tempo Vincenzo Angelini, ex segretario del Pd e capogruppo di Città Nuova, chiedeva in prima istanza la nomina d’un assessore rappresentativo del nuovo gruppo, in seconda l’ingresso in Consiglio della Scialpi al posto di Pulito. Di questa situazione si parla da tempo, addirittura dal primo anno di sindacatura quando i neo leghisti non si recavano sistematicamente in Consiglio per protestare sul mancato riconoscimento del ballottaggio a Pulito alle amministrative, attribuito al sindaco Franco Ancona per poche decine di voti che, dopo il riconteggio delle schede in tre sezioni concesso dal Tar, sono leggermente incrementati ribadendo la correttezza del dato elettorale. Sullo sfondo, un fatto storico per Martina: la decadenza del leggendario sindaco Alberico Motolese votata favorevolmente nel 1974 dal Consiglio comunale a maggioranza assoluta della Democrazia Cristiana.
Questa volta è andata diversamente. E tutto lascia pensare a una convergenza d’interessi politici oltre che a una situazione gestita male dal gruppo di Città Nuova, forse caduto in un’imboscata. Se da un lato l’ottenimento d’un assessorato poteva sembrare eccessivo, il riconoscimento dell’ingresso della Scialpi al posto di Pulito, assente sistematicamente, a suo dire, per ragioni familiari, in realtà con una giustificazione fatta arrivare molto tardivamente solo ieri, poteva rappresentare un’opportunità di consolidare la maggioranza. Proprio l’atteggiamento di Città Nuova, molto vicino a poter essere interpretato come un ricatto politico sul voto del bilancio, aveva però sollevato delle perplessità. Se da un lato alcune testate giornalistiche avevano parlato di ultimatum dei renziani alla maggioranza, dall’altro questi ultimi hanno rigettato come inverosimile questa interpretazione. Certo è che ampliare il loro gruppo consiliare avrebbe potuto significare un’ulteriore insistenza per il riconoscimento d’un assessorato che è nei numeri, ma solo non considerando che i tre sono stati votati consiglieri nel Pd. Insomma, la certezza è una sola: il Pd non si fida di Città Nuova e viceversa, per cui il clima è favorevole ai piccoli intrighi.
C’è un fatto che stride e fa riflettere: il voto di Martina Visione Comune. Questa parte politica si è sempre posta come collante della maggioranza e non ha ricavato nulla dal votare favorevolmente la decadenza di Pulito insieme ai renziani e contro, di fatto, il resto della coalizione di centrosinistra. La sensazione, a questo punto, è che ci sia stato un accordo a monte per votare favorevolmente la decadenza di Pulito, che forse coinvolgeva l’intera maggioranza, venuto poi meno durante il Consiglio comunale. È come se ci fosse stato un tacito inciucio, forse anche di natura trasversale con l’opposizione o parte di essa, di cui non è stata informata Martina Visione Comune perché contraria ad atteggiamenti divisivi. Come a dire, almeno per l’apparenza che spesso è ciò che conta agli occhi dell’opinione pubblica: voi di Città Nuova avete tentato la prova di forza? Vi è andata male: nella maggioranza non siete determinanti né l’ago della bilancia. Si può andare avanti anche senza di voi, magari sostituendovi con uno o due consiglieri dell’attuale opposizione da integrare, fra un paio d’anni quando si tornerà a votare, nel Centrosinistra.
Ad avvalorare questa ipotesi c’è anche l’ingenuità, da parte di Città Nuova, di non aver insistito per rinviare la discussione sulla decadenza di Pulito al successivo Consiglio comunale, quando l’eventuale ricatto politico non sarebbe stato praticabile con il bilancio approvato, ma con la possibilità di avvalersi del software per il voto segreto che il Comune ha acquistato senza però i tempi tecnici per rendere operativo. Fosse avvenuto, i consiglieri del Pd non avrebbero avuto grandi margini di manovra per eventuali inciuci, se non facendo i franchi tiratori nel voto segreto e dovendosene poi assumere la responsabilità politica. La sensazione di ieri sera, invece, è che si sia provata una convergenza programmatica che potrebbe tornare utile su quello che dovrebbe essere, se ci si arriverà, l’atto più qualificante della sindacatura: l’approvazione del piano urbanistico generale. E ai renziani è restato il cerino in mano.
Se il quadro che abbiamo riassunto corrisponde al vero, chi però puntava alla loro auto esclusione dalla maggioranza per dare maggiore forza contrattuale a un allargamento a consiglieri di centrodestra è rimasto deluso. Angelini, infatti, sembra aver messo da parte l’inutile orgoglio per praticare il realismo politico. Alla domanda se Città Nuova è da considerare ancora una forza politica di maggioranza, ha risposto: «Certamente».
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Pietro Andrea Annicelli